"yes I am: photogenic ", parallelaMente 2017 - Cardelli e Fontana arte contemporanea

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"Yes I am: photogenic", parallelaMente 2017
"Yes I am: photogenic", live at parallelaMente 2017, Cardelli & Fontana, Sarzana

ocrateatro Associazione culturale
Cardelli & Fontana artecontemporanea

Yes I am: photogenic ciò che può essere mostrato non può essere detto
photo performance

sabato, 5 settembre 2015
Cardelli & Fontana, Sarzana

un progetto di Jacopo Benassi e Toni Garbini

con
Jacopo Benassi: live shooting
Toni Garbini: live texting for translator
Caliban: dj Set
e con la collaborazione di Lara Conte

“Oggi tutto esiste solo per finire in una foto”(1), l’esistenza del soggetto può essere accertata solo in virtù della sua immagine, proiettata sugli schermi della reclusione panottica dei social, secondo una logica di controllo interattivo degli stessi utenti, dove il gradiente di fotogenicità è costantemente sotto osservazione.
La parola, divenuta didascalia, sintetizzata nella brevità dei 140 caratteri, registrata nella freddezza monologante del messaggio vocale, suggeritrice di indicazioni geografiche all’interno del navigatore satellitare, digitalizzata nelle piattaforme di traduzione istantanea, continua a svolgere la sua funzione di articolazione e attribuzione del senso, rivendicando il suo primato sull’edificazione del mondo. La performance si articola a partire da queste condizioni della comunicazione contemporanea, in una dinamica compositiva di natura differenziale, procedendo in una contesa tra i suoi elementi strutturali: parola e immagine, dato reale e mediazione tecnologica, corpo e schermo.

Un performer-fotografo scatta degli autoritratti a ripetizione con una fotocamera su cavalletto, collegata ad un video proiettore; un performer - scrittore, digitando su un portatile, anch’esso collegato ad un sistema di video proiezione, seguendo la tecnica del cut-up (2) con intarsi originali e avvalendosi di una piattaforma di traduzione on line, descrive quello che sta accadendo, mentre un altro performer – musicista, scandisce il ritmo dell’evento nella sequenza dei brani musicali di un dj set.
L’obiettivo del lavoro è indagare il rapporto sociale che si stabilisce tra il pubblico che assiste all’azione performativa, o meglio il rapporto di compresenza del pubblico nello spazio dell’evento, mettendo in evidenza le dinamiche di una socialità mediata attraverso la tecnologia digitale (3) . Il corpo della parola, sonorizzato nei diversi livelli di traduzione e visualizzato nella metamorfosi dei significanti, è giustapposto all’evidenza biografica della successione incalzante di autoritratti, secondo un orizzonte di costante spostamento dell’attenzione dello spettatore. Uno spettatore - voyeur che assiste al dibattersi dei performer tra l’alienazione spersonalizzante delle protesi digitali, e la rivendicazione di una personale autenticità, di un’intima spontaneità. Il continuo spostamento dell’attenzione, in un processo di stimolazione ininterrotta, conduce lo spettatore da un’alta interrogazione filosofica sull’origine e funzione dell’immagine, fino alla trivialità comica dell’aneddoto, e mima da un lato l’incessante rimando delle informazioni divenute spettacolo e dall’altro la logica dei meccanismi onirici. Tutto accade attraverso un’impaginazione rigidamente frontale della scena, una superficie-schermo che segna i confini e moltiplica i piani della visione, in un bilico inestricabile tra reale e virtuale.

“Un’immagine ci teneva prigionieri. E non potevamo venirne fuori, perché giaceva nel nostro linguaggio, e questo sembrava ripetercela inesorabilmente”(4) ; in questo passaggio, Wittgenstein sintetizza l’insolubile reversibilità del rapporto tra immagine e linguaggio, a cui la performance intende riferirsi.  L’immagine fotografica e la parola digitale si contendono il senso di quello che accade durante l’azione performativa, ma questa contesa finisce per lasciare un silenzio senza immagini sul campo di forze in atto, un silenzio luminoso da dove emerge l’esistenza dell’altro. Un silenzio all’altezza del disastro storico ed individuale a cui siamo sottoposti.


(1) Susan Sontag, “Sulla Fotografia”.
(2) Cut - up da Wittgenstein, Sontag, Irigaray, Chomsky, Risi, Benassi;
(3) “Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale tra le persone, mediato dalle immagini” G. Debord.
(4) Ludwig Wittgenstein, Ricerche Filosofiche.

Yes I am: photogenic

Yes I am: photogenic

foto di Luca Giovannini


Jacopo Benassi
Fotografo, artista eclettico e visionario. Collabora con magazine come “Rolling Stone”, “GQ”, “ Wired”, “Riders”, “11 Freunde”, “Crush Fanzine”. Autore di Ecology of the image, pubblicato dall’agenzia pubblicitaria 1861 United. Le sue fotografie sono dirette, indocili, crude e allo stesso tempo pervase da una malinconia sottile. Benassi cattura senza eccezione l’essenza di tutto quello che fotografa: che siano persone o oggetti, le sue fotografie sono sempre dei ritratti, e come tali non rappresentano ma rivelano. Molteplici le sue collaborazioni, tra cui quella con il regista Paolo Sorrentino per il libro edito da Mondadori Gli aspetti irrilevanti, in cui il regista premio Oscar immagina la vita di ventidue personaggi a partire da ventidue persone ritratte da Jacopo Benassi.

Toni Garbini
Drammaturgo, attore, laureato in Storia del Teatro presso l’Università di Parma con una tesi sul Teatrodanza Contemporaneo, si è formato con maestri quali: Gregory Ghlady (Vassiliev), Roberta Carreri (Odin), Beatrice Libonati (Pina Bausch) e il regista polacco Krystian Lupa. Tra i suoi testi si segnalano “Il sogno nel cassetto”, che riceve la menzione speciale al Festival delle Colline Torinesi 2004, “Quo” pubblicato nella rivista on line “Dramma.it”, nel 2013. Nel Settembre 2015 è drammaturgo ed interprete insieme a Chico Bertacchini , e Gianluca Petriccione di “Parlessere Lacan”, una text-based performance che rimette in scena la famosa lezione dello psicanalista francese, presso l’Università di Louvain, nel contesto del Festival della Mente. Nel 2016 ha presentato al Salone del Libro di Torino la sua drammaturgia “My soul (does not exist)”, pubblicata dalle edizioni indipendenti “Platò”. Nel 2017 è drammaturgo e attore in “Ab Joy: Pasolini’s interviews”uno spettacolo dedicato alle interviste internazionali di Pier Paolo Pasolini, un progetto con il patrocinio del Centro Studi Pasolini Casarsa e le musiche originali di Julia Kent (Antony and the Johnsons).

Caliban (Gianluca Petriccione)
Performer e musicista. Membro fondatore dei progetti performativi Calibano e Missqlee. Nelle vesti queer di Missqlee collabora con Pierpaolo Ferrari e Maurizio Cattelan nel contesto del progetto editoriale “Toilet Paper”. Ha collaborato inoltre tra gli altri con Maurizio Maggiani e Jacopo Benassi.

Lara Conte
Dottore di ricerca in Storia delle Arti Visive e dello Spettacolo, insegna storia dell’arte contemporanea all’Università dell’Insubria di Como. Ha vinto la seconda edizione del Premio Nazionale PabAAC MAXXI per la storia e la critica dell’arte italiana contemporanea. È stata assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa, e nel corso del 2012 chercheuseinvitée all’INHA di Parigi, dove ha collaborato a un progetto di ricerca sugli archivi orali dell’arte contemporanea.
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